Disfunzione erettile

(Dicembre 2006)

L’accoppiamento tra maschio e femmina, era fino a qualche tempo addietro, l’atto indispensabile per la riproduzione. Oggi si può nascere anche senza che ciò avvenga perché, con l’inseminazione artificiale, si può dar luogo al processo che porterà alla nascita di un nuovo essere vivente. Certamente, in questo modo, si è risolto il problema di molte coppie sterili che desideravano comunque un figlio. Tuttavia ne sono nati altri d’ordine bioetico da risolvere. Il dato di fatto rilevante, però, è che in televisione, sui giornali, tra amici, si è cominciato a parlare di cose che prima erano affrontate solo in ambiente scientifico. Si è stabilito, ad esempio, che la sterilità non era solamente “colpa” della donna, ma molto spesso è dovuta a problemi che riguardano il maschio. La letteratura e la cinematografia, invece, avevano sempre messo in luce la virilità dei maschi nei confronti di donne che, senza nessuna colpa specifica, dovevano sottostare e subire situazioni d’emarginazione sociale perché non riuscivano a dare un figlio al compagno. Oggigiorno, la medicina ha mostrato come le cause di sterilità possano essere dovute ad entrambi i sessi.

Una volta che è si è cominciato a parlare un po’ più liberamente di quest’argomento, le coppie hanno cominciato a cercare insieme una soluzione ricorrendo all’aiuto delle nuove tecnologie. Inoltre, è diventato anche più facile parlare più liberamente di argomenti che prima erano difficili d’affrontare, come la disfunzione erettile che interessa il 13% circa della popolazione maschile.

E’ un dato, questo, destinato ad aumentare perché c’è stata un’evoluzione dei costumi sociali e culturali. I cittadini ormai, non si comportano più come facevano, quando il Sistema Sanitario Nazionale ancora non era stato istituito. All’epoca, siccome bisognava pagare direttamente per potersi curare, i cittadini andavano dal medico solo, quando erano malati abbastanza gravemente. Oggigiorno, alla ricerca costante di un miglioramento della qualità di vita, ci si reca presso le strutture sanitarie anche per curare patologie poco debilitanti. Aumentano, inoltre, le consulenze che consentono di evitare le malattie e di prolungare prestazioni lavorative sportive e sessuali. In tal modo, molte malattie o semplici disfunzioni che prima rimanevano non diagnosticate, adesso sono messe in luce ed eventualmente trattate.

Negli anni passati, parlare d’impotenza sessuale o di semplici e passeggeri disturbi dell’erezione, era un tabù e le persone preferivano tenersi il problema piuttosto che affrontarlo anche con il proprio medico. Molte malattie erano accettate come conseguenza dell’età avanzata che veniva essa stessa considerata una malattia. Ai giorni nostri, invece, le attese di vita sono aumentate. Dal medico si va soprattutto per avere consigli sui comportamenti da adottare per cercare di vivere meglio, anche perché invogliati dalle notizie apprese dalla televisione o dai giornali riguardo all’uscita di farmaci e cure miracolose. C’è da ricordare che, spesso, vengono diffusi messaggi non sempre corretti che inducono la popolazione che si può mangiare e bere, tanto con una compressina si rimette tutto a posto senza avere problemi di diabete, ipecolesterolemia, ipertensione. Illudono i cittadini che si possono adottare stili di vita stressanti e non riposare mai perché tanto con l’ultimo ritrovato farmacologico si metterà a posto tutto. In effetti, le cose non stanno così. Bisogna sempre considerare i farmaci come sostanze estranee che si devono utilizzare sotto stretto controllo medico e solo in caso di effettiva necessità, quando è in atto una malattia.

Ritornando alla disfunzione erettile, c’è da dire che l’utilizzo di alcuni farmaci apporta notevoli benefici e aiuta quei soggetti che presentano il disturbo a recuperare una vita qualitativamente migliore. A volte però, l’impotenza può essere la spia di un diabete non diagnosticato e pertanto si deve curare questa malattia per tornare a prestazioni sessuali normali. 

Purtroppo è invalso l’utilizzo dei farmaci come beni di consumo e vengono utilizzati in modo distorto per ottenere prestazioni super, dimenticandosi dei loro effetti collaterali.

La popolazione più interessata alla disfunzione erettile, è quella di età compresa tra i 45 e 50 anni ma il problema aumenta con il trascorrere degli anni e siccome la vita media si è allungata, si prevede che nel 2025 saranno circa 322 milioni nel mondo ad esserne coinvolte. L’età avanzata rappresenta dunque il maggior fattore di rischio e tuttavia vi sono delle condizioni patologiche che esulano dall’età. Tra queste, vi è il diabete di tipo 2 (vedi Passaparola di settembre) che predispone i soggetti colpiti ad un rischio di 2-3 volte in più rispetto ai soggetti non affetti da diabete. Dai risultati di uno studio su pazienti diabetici si è potuto osservare che vi sono alcuni fattori come: fumo, diabete presente per più di 10 anni, arteriopatie periferiche, ictus, che predispongono maggiormente all’impotenza. La stessa relazione non è parsa evidente con il maggior consumo di alcol, presenza di diabete inferiore a 10 anni, cardiopatia ischemica, ipertensione arteriosa (in questo caso, però vi sono alcuni farmaci antipertensivi che possono dare disturbi). In ogni caso, tenuta presente l’età, le modifiche dello stile di vita hanno prodotto effetti positivi sulla risoluzione del problema negli obesi, fumatori e sedentari. Uno studio italiano, portato a termine nel 1988, che coinvolgeva 180 servizi di diabetologia e circa 10000 diabetici, ha dimostrato che in questi soggetti la prevalenza di disfunzione erettile era del 36% circa in più rispetto alla popolazione maschile normale. Una altro studio, tenutosi nel 2000 in Italia, ha evidenziato la prevalenza del 48% della disfunzione erettile negli ultrasettantenni. Questa patologia, quindi ha un diverso significato secondo l’età della popolazione interessata. Sotto i settanta anni è da considerare l’eventualità di qualche altra malattia che la determina e quindi, bisogna indagare per avere una corretta diagnosi e sottoporsi alle cure del caso senza subito ricorrere a rimedi affrettati. Dopo i settanta anni è da considerare legata all’età ed ai fenomeni di invecchiamento naturali. Come sempre la ricerca si basa sulle statistiche che ci dicono che con il passare degli anni sempre più persone non saranno in grado di rispondere a quelle sollecitazioni a cui erano abituati da giovani. Un certo numero di persone quindi, anche ad un’età più avanzata della media, riusciranno a conservare buone prestazioni nelle varie attività svolte. Altri invece dovranno abituarsi a convivere con le prestazioni che gli consentono la propria età, anche se ritenute meno valide. Questo non significa rinunciare a curarsi e darsi da fare per rimanere in forma.  A tale scopo è utile conservare o adottare uno stile di vita sano, senza rinunciare ai propri interessi. Sarà necessario ricorrere alle cure del caso solo se sono previste dalla così detta Medicina dell’evidenza che non promette miracoli ma consente di curarsi nel modo migliore sfruttando al meglio le conoscenze mediche.  

Dott. Regolo RICCI