Sani o malati?

(I parte)

Per utilizzare al meglio il suo habitat, l’uomo ha avuto da sempre il problema di classificare le cose con le quali, via via, è entrato in contatto nel corso del processo evolutivo. Alto-basso, bello-brutto, costoso-economico, facile-difficile, sano-malato, sono diventati termini comuni per esprimere le caratteristiche del mondo che ci circonda. Si sono stabilite unità di misura e si sono concordati metodi standard per catalogare ogni cosa. In tal modo, è diventato più semplice dialogare, stipulare contratti, programmare, fare ricerca. Le classificazioni, però, non sempre risolvono il problema perché, a volte, non è possibile dare delle definizioni precise con un metodo di misurazione. Questo accade, in particolare, quando si parla dell’uomo e del suo stato di salute. Ultimamente è entrato in voga il termine check-up con il quale s’intende una serie d’accertamenti da eseguire su una persona, anche se non presenta sintomi di malattia, per stabilire se è sana o malata. Non c’è dubbio, che eseguire delle indagini periodiche aiuti a prevenire e curare molte malattie. Non è però vero che basta avere gli esami in regola per definire sana una persona e che avere qualche indice leggermente alterato sia sinonimo di malattia. L’uomo non è una macchina, ma è un essere dotato di un cervello e di una sensibilità strettamente individuali. Lo star bene, il senso di benessere, è influenzato da una serie di sensazioni personali non classificabili. Al contrario i valori delle indagini cliniche devono essere compresi entro certi valori stabiliti, per essere riproducibili e utilizzabili dalla ricerca scientifica. Ma, come vengono stabiliti questi valori?  Le metodiche prevedono, l’utilizzo di modelli matematici applicati a gruppi di persone da cui si ricaveranno i valori considerati normali per i vari tipi di indagini presi in esame.

Attualmente, ad esempio, i valori per considerare normale la pressione arteriosa, sono quelli che più si avvicinano a 120 per la massima e 80 per la minima. Anche se le indagini vengono eseguite nel modo scientifico più corretto, tuttavia i risultati non vanno mai esaminati senza inserirli nel contesto dello stato di salute generale  dell’individuo prima di considerarli patologici. Questo è compito del medico che, dopo aver visitato il paziente e raccolto tutti i dati, dovrà fare una diagnosi che non si baserà mai solo su una serie di numeri o indagini che, per quanto derivate da una metodica approvata dalla scienza, essere integrate in un procedimento che include la visita medica ed il dialogo medico-paziente. In genere, comunque, una persona può essere considerata sana se a seguito di una serie di controlli rientra nei valori medi . Ma, essere considerati sani dalla medicina, è la stessa cosa che sentirsi bene? Evidentemente non è così, tant’è vero che gli ambulatori dei medici sono pieni di pazienti, che nonostante abbiano i valori delle varie indagini nella norma, tuttavia riferiscono di star male. Questo accade perché un individuo per essere pienamente soddisfatto del suo stato di salute, ha bisogno di star bene anche intimamente. Ciò non sempre accade, anzi i casi di malessere riferito dai pazienti, non collegato a segni clinici di malattia sono sempre più numerosi. Le spiegazioni a questo fenomeno potrebbero essere diverse. Intanto sono avvenuti, negli ultimi anni, cambiamenti notevoli nel modo di vivere che hanno sovvertito i modelli classici dei rapporti familiari creando barriere ed incomprensioni tra individui di generazione diversa. Questo determina la sensazione da parte degli anziani di essere abbandonati, e di poter ottenere un po’ di attenzione solo se sono malati. Ci sono poi le continue interferenze dei mezzi di comunicazione che, se da una parte sono utili perché ci aggiornano, tuttavia con i loro continui flussi di informazioni, creano apprensione nei più sensibili che si suggestionano specialmente quando le notizie riguardano la medicina. I giorni successivi a trasmissioni che si occupano di salute, gli ambulatori si riempiono di pazienti che se non hanno imparato a memoria la lezione dei vari conduttori televisivi, giungono dal proprio medico col libretto degli appunti in cui sono elencati serie infinite di indagini da eseguire. I più suggestionabili, fanno propri i sintomi di tutte le malattie di cui hanno sentito parlare e li descrivono con meticolosità al proprio medico. Tutto ciò crea false aspettative da parte dei pazienti e difficoltà per il medico che, per curare il proprio assistito, dovrà distinguere la verità dall’immaginario. D’altra parte, anche un persona che non presenta segni evidenti di malattia, deve essere seguita perché, chi si reca dal medico. lo fa perché in ogni caso non si sente bene ed ha diritto ad essere assistito. Molti individui somatizzano, riversano cioè i loro problemi esistenziali, su i vari apparati del proprio organismo. Problemi di digestione, di affaticamento, di aritmia cardiaca, di respirazione, possono diventare un modo inconscio per richiamare su di sé una maggiore attenzione. Purtroppo, non sempre è facile distinguere sintomi veri da sintomi immaginari. C’è bisogno di tempo, pazienza e di una grande e reciproca fiducia tra medico e pazienti. Tutte cose che i ritmi di vita moderni hanno reso merce rara e che tuttavia vanno recuperate se si vorrà usufruire al meglio delle possibilità che la scienza ci mette a disposizione. Ricorrere a ricoveri  ed indagini in serie, non sempre aiuta. Occorre fare una selezione razionale e ponderata per evitare allarmismi ma anche falsi sensi di sicurezza. Certamente, in molti c’è un senso di sfiducia nel sistema sanitario nazionale. In alcuni casi i mass-media ci raccontano di errori macroscopici effettuati dai sanitari e di liste di attesa lunghissime per ricoveri o semplici indagini. Per questo tutti i cittadini, i medici, le istituzioni, devono lavorare uniti in modo da apportare miglioramenti utili. Si può fare se ognuno si adopererà per quanto gli compete, svolgendo con professionalità il proprio lavoro, segnalando disfunzioni e soprusi, ma anche impegnandosi a rispettare gli altri utilizzando i servizi messi a disposizione dei cittadini senza abusarne in maniera egoistica. 

Dott. Regolo RICCI