Variazioni climatiche e malattie

(spunti tratti da “Aggiornamento medico” - Osservatorio - n° 33,  novembre, 2009)

Nel corso della sua evoluzione, l'uomo ha dimostrato da sempre una spiccata capacità di adattamento al proprio ambiente. Questo avveniva perché il territorio riusciva relativamente a smaltire un inquinamento, che c'era anche nel passato, ma, avveniva più lentamente ed aveva un minore impatto sull'ambiente.

A partire dall'Ottocento, però, con lo sviluppo dell'industrializzazione, che pure ha ha portato degli indubbi benefici all'umanità, i processi di inquinamento si sono sviluppati in modo troppo veloce ed incontrollato per essere assorbiti senza gravi danni per il territorio. Le ricerche scientifiche hanno determinato, infatti, un miglioramento della vita dal punto di vista igienico-sanitario contrastando efficacemente molte malattie infettive. Tuttavia, i profondi cambiamenti e l'impatto delle nuove tecnologie, hanno provocato mutamenti climatici ed ambientali, che hanno modificato l'ambiente in cui viviamo. Ciò, ha favorito l'inquinamento delle sorgenti acquifere e dell'aria, la proliferazione di sostanze allergiche ed il formarsi di campi elettromagnetici, che possono essere all'origine di molte malattie.

Negli ultimi quarant'anni, sono aumentate di circa il 70% le emissioni di gas serra, sostanze alle quali è attributo il riscaldamento della Terra. L'eccesso di questi gas è dovuto  in massima parte alle emissioni industriali e dei mezzi di  trasporto e tende ad un aumento costante. Sembra, infatti, che per la fine del secolo si possa ipotizzare un incremento della temperatura compreso tra 2 e 6 gradi. Le variazioni climatiche prodotte, hanno causato un cambiamento climatico molto evidente sul nostro pianeta con il conseguente incremento di tempeste di vento, alluvioni, temporali e allagamenti che, insieme alle ondate di calore, facilitano il diffondersi di epidemie.

Nell'estate del 2003 le temperature sono state superiori a 10 gradi rispetto alla media stagionale. Le conseguenze sono state che in quel periodo, in Europa, si è avuto un aumento della mortalità stimato in oltre 70.000 individui. Le ipotesi attuali portano a pensare che tra il 2071 ed il 2100 la temperatura dovrebbe salire di 3 gradi con un eccesso di mortalità annuale di circa 86.000 persone. Nello stesso tempo, si potrà avere un incremento delle precipitazioni atmosferiche con aumento dei fenomeni alluvionali. Questo, genererà conseguenze negative sulla potabilità dell'acqua ed un notevole diminuzione delle produzioni alimentari nel Mediterraneo ed Europa sud-orientale. Si potrà verificare, anche la possibilità di contaminazioni alimentari da parte di microorganismi quali ad esempio la salmonella. Aumenterà, inoltre, il numero di zecche, zanzare e pappataci con la proliferazione di malattie da essi trasmesso.

Un esempio di questi fenomeni, è stato segnalato a seguito di  uno studio osservazionale del Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (ECDC). Da tale studio è emerso che l'Aedes albobictus, meglio conosciuto con il nome di zanzara tigre, si sta diffondendo anche in Europa  ed in particolare in Italia ed in alcune zone di Francia e Spagna, oltrepassando il suo habitat naturale che è l'Asia e l'Africa. Altro esempio è costituito dal Virus della Febbre del Nilo Occidentale, portatore di una sindrome para-influenzale con formazioni esantematiche nell'adulto. Di questo virus, ormai presente anche in Italia, è stato isolato un ceppo particolarmente aggressivo che può provocare complicanze molto gravi quali la meningoencefalite.

I profondi cambiamenti climatici ed il loro impatto negativo sulla nostra salute, sono percepiti dalla maggioranza delle persone e molti studi confermano questa sensazione.

Tuttavia, bisogna perfezionare le metodiche per dimostrare senza ombra di dubbio che l'emissione di gas serra, oltre innalzare la temperatura, provoca un aumento dei livelli di anidride carbonica (CO2), di polline allergenico e polveri provenienti dal deserto contenenti particelle e microbi, che possono dare origine a  gravi patologie come quelle cardio-respiratorie, tumorali ed infettive.

In questo  modo i governi non avrebbero più alibi  per ritardare gli investimenti necessari per ricercare rimedi efficaci in grado di  conciliare le esigenze del progresso con quelle di uno stato di salute accettabile per l'umanità e tutto il nostro ecosistema.

In questo periodo, nel nostro paese, si torna a parlare con insistenza del nucleare. Siamo tutti consapevoli della necessità di fonti energetiche sempre più potenti ed a costi accettabili, per sostenere le nuove tecnologie. Sarebbe bene però, che ogni decisione venisse ponderata al massimo, superando le barriere politiche e utilitaristiche per sviluppare sistemi di produzione energetica a minor impatto ambientale. Le tecniche attuali, forse ci permettono di pensare con meno timore al nucleare. Però, dobbiamo essere sicuri che nella progettazione delle centrali o di qualsiasi fonte di energia alternativa, l'interesse prevalente sarà quello della sicurezza degli impianti e delle localizzazioni con meno impatto ambientale ed il minimo possibile di rischio per la salute pubblica.