Superbatteri, polmoniti in aumento
Aumenta in tutta Europa la resistenza della Klebsiella pneumoniae, il batterio che causa polmonite e infezioni del tratto urinario. E questa è solo una delle preoccupanti conclusioni a cui è giunto lo European Centre for Disease Prevention and Control (Ecdc) che monitora i dati sulla resistenza agli antibiotici nei paesi dell'Unione Europea. La Commissione Europea ha lanciato un nuovo piano strategico che prevede dodici azioni mirate, da attuare nei prossimi cinque anni, per promuovere un corretto uso degli antibiotici.
Ogni anno sono 686mila i casi di infezioni resistenti, 25mila i decessi e i costi superano il miliardo e mezzo di euro. «Nel 2010 la resistenza è aumentata persino nei confronti dei carbapenemi, farmaci considerati di ultima risorsa per il trattamento delle infezioni gravi - ha dichiarato Marc Sprenger, direttore dell'Ecdc - Le resistenze si diffondono anche a causa della maggior mobilità della gente che viaggia da un paese all'altro portandosi dietro i microorganismi». Tra i superbatteri in rapida diffusione, c'è anche il temibile e aggressivo NDM-1 che arriva dall'India.
In Italia la resistenza ai carbapenemi in Klebsiella p. è schizzata in un anno dall'1,4% al 16% per le sole infezioni invasive. «Uno dei motivi di questa impennata - spiega Annalisa Pantosti, direttore del reparto di Malattie batteriche dell'Istituto superiore di sanità - è l'introduzione nel nostro paese di un ceppo di Klebsiella p. multiresistente. Non ci sono antibiotici attivi e quindi il rischio è di retrocedere all'era pre-antibiotica, quando un'infezione grave era una condanna a morte».
«La resistenza agli antibiotici - spiega Pantosti - è in larga misura scatenata dall'uso improprio e dall'abuso di antibiotici, i quali incoraggiano i batteri a sviluppare nuovi modi per combatterli».
Si affiancano alle azione dei singoli Paesi. In Italia i primi frutti delle campagne: «Per la prima volta dal 2002» spiega Pantosti «si è registrata una diminuzione del 5% del consumo domestico di antibiotici».
Salute di Repubblica, pag. 32. 29 novembre 2011