Paja nò, sciene nò…
(Marzo 2005)
Credo
che quasi tutti, durante l’adolescenza, siamo stati tentati dal fumo di
tabacco. Mi ricordo che quando frequentavo la scuola elementare molte persone
si confezionavano personalmente le sigarette; per alcuni era quasi un rito.
Osservavo con curiosità come, con movimenti precisi,quasi rituali, gli adulti preparavano la cartina o
la spoja, vi poggiavano sopra la quantità di tabacco desiderata e
cominciavano ad avvolgere ed umidificare con la saliva per ottenere alla fine
la loro sigaretta personalizzata da aspirare con calma quasi per farla durare
di più. Mio nonno alternava la sigaretta con i sigari toscani e spesso
toccava a me andarli a comprare da Rusina d’Annuccia o da Marietta
Ciampitte. Era un compito che svolgevo volentieri perchè spesso per me
c’era la mancia che consisteva in poche lire che in genere utilizzavo per
comprare qualche caramella a scelta tra: giuggiole, zarrattine, e
sciosciammocca. Una volta ricordo che anch’io incappai in uno scherzo che a
quell’epoca i più grandi facevano a noi ancora inesperti: anche a me toccò
avere per mancia dieci lire di tuzza bancone.
Devo
ammettere che era piacevole vedere mio nonno che si fumava in santa pace la sua
sigaretta quando, tornando dal duro lavoro dei campi, si sedeva su una grossa
pietra posta davanti alla sua casa e mi faceva sedere sulle sue ginocchia
incurante del fatto che anch’io potessi aspirare un pò di fumo. Chi ci pensava
allora al danno provocato dal fumo attivo e passivo? Anzi, con lo spirito di
emulazione dei grandi di tutti i ragazzi, non vedevo l’ora di fumare una
sigaretta per provare anch’io il piacere del tabacco e sentirmi più uomo
imitando gli adulti. Così una volta mi decisi e dopo avere accumulato un paio
di mance, mi decisi a chiedere alla tabaccaia una Stop ed una Nazionale, mi
diedi appuntamento con un paio di amici in un luogo appartato e provai
l’ebbrezza della prima sigaretta. L’impatto con il fumo di tabacco per me non
fu così inebriante come pensavo, anzi ebbi una sensazione sgradevole, cominciai
a tossire e da allora non ci provai più. Rimase però la curiosità di capire
quale fosse il piacere che provavano i fumatori, così mi decisi a chiedere a
mio nonno perché fumava. La risposta fu lapidaria: paia nò, scien nò almene me faccie na fumata. In pratica mio nonno
mi voleva dire che sedersi per un po’, rilassarsi e fumare una sigaretta era un
piccolo momento di gratificazione dopo una faticosa giornata di lavoro.
In
effetti il fumo di tabacco ha un ruolo disinibente sul nostro sistema neurologico
e, a piccolissime dosi può aiutare a rilassarsi, sentirsi meglio. Sempre a
piccole dosi la nicotina contenuta nelle sigarette può svolgere un effetto
favorevole sulla circolazione. Come altre sostanze disinibenti il sistema
nervoso, però, anche il tabacco può dare assuefazione, il fumatore non si
soddisfa più con qualche sigaretta ed ha bisogno di aumentare il numero di
sigarette fumate per ottenere il piacere cercato. Aumentano così i rischi di
ammalarsi per il fumatore che all’aumentare del numero di sigarette sarà
sottoposto all’effetto esagerato della nicotina e dai prodotti di combustione
della sigaretta quali il catrame che ha anche un effetto dannoso sia locale che
a livello di vari organi.
Ai
tempi dei nostri nonni sia per le poche disponibilità economiche sia per una
forma di rispetto verso gli adulti dinanzi ai quali non si poteva fumare,
l’occasione da parte dei più giovani di farsi una fumatina non era molto
frequente. Per le donne poi, era addirittura disdicevole fumare pubblicamente. Quindi
gli effetti del fumo di tabacco si verificavano in numero minore. Con il mutare
del modo di vivere, la disponibilità economica aumentata, le sollecitazioni
occulte attraverso la pubblicità, i filmati con attori famosi, la sponsorizzazione di eventi di
grande risonanza, intere generazioni si sono convinte che fumare in pubblico
significava seguire la moda ed andava
fatto, anche se qualcuno cominciava a destare l’allarme per la pericolosità del
fumo. Oggigiorno, pertanto, è normale vedere un gran numero di adolescenti che
spavaldamente mettono in mostra la loro bella sigaretta accesa. D’altra parte
sono i loro stessi genitori a dare il cattivo esempio. Non è raro vedere mamme
e papà che, alla presenza dei loro piccoli, fumano tranquillamente e poi, corrono
dal pediatra quando aumentano le malattie allergiche e quelle delle prime vie
respiratorie dei loro figli. E’ frequente vedere anche donne incinte che fumano
aumentando, così, le possibilità che i loro figli nascano sottopeso e quindi
più esposti alle malattie.
Che
il fumo sia dannoso per l’organismo favorendo l’insorgere di tumori, infarti,
ictus, malattie bronchiali, è ormai comprovato da molti studi che chiunque può
leggere consultando riviste scientifiche o siti internet specializzati. Meno
studiato è l’effetto del fumo passivo ma sembra che i primi dati scientifici ne
confermino la pericolosità. E’ giusto quindi che lo stato faccia qualcosa per
proteggere i propri cittadini. La gente però sa che ci sono anche forme di
inquinamento dannosissime alle quali però non si vuole porre rimedio per non
danneggiare gli interessi economici di qualche nazione. Il provvedimento
antifumo può esse ritenuto più o meno giusto ma in ogni caso è una legge dello
stato e quindi va rispettata. Tuttavia si ha l’impressione che ancora una volta
non si sia voluto agire sino i fondo sottovalutando accordi internazionali che
salvaguarderebbero meglio l’ambiente in cui viviamo. I fumatori si sentono
perseguitati, si sentono il capro espiatorio e si chiedono perché con la stessa
decisione non si colpiscono altre categorie che pure, con il loro
comportamento, sono dannose per se stessi e per gli altri.
Dott. Regolo RICCI