Medicina ed internet
(Luglio 2007)
Nell’esercizio della professione di medico di medicina generale, la cosa più difficile da attuare, riguarda il rapporto umano con i pazienti. Si deve essere in grado di applicare le conoscenze mediche senza urtare la suscettibilità dei cittadini. Essi spesso si rivolgono al medico con quesiti miranti ad appagare o suffragare le loro ipotesi, più che a curare sintomi e patologie. A chi esercita la professione di medico, capita di essere interpellato, spesso anche per strada, da conoscenti, pazienti di altri medici. Queste persone vogliono un parere volante, per verificare quanto hanno appreso da varie fonti d’informazioni, compreso il proprio medico di famiglia, per applicarle eventualmente a se stessi. Di solito, per non essere scortesi, una risposta anche generica, non è negata a nessuno da parte del medico, ma il pericolo è sempre in agguato. Ben venga la gentilezza, ma tenendo ben presente una regola fondamentale della professione medica che è quella di non fare mai diagnosi frettolose e conseguenti prescrizioni con leggerezza solo per accontentare qualche amico. Per ricordare questa regola ai meno esperti, un collega anziano era solito raccontare un fatto effettivamente accaduto presso una delle due farmacie della nostra città, molti ani fa dove s’incontrano, casualmente, un medico e un suo conoscente. Quest’ultimo, avendo un forte mal di testa, chiese al professionista se per il suo malessere poteva andare bene l’Aspirina. Il medico, che aveva fretta, diede il suo assenso. Il giorno dopo, il signore che aveva assunto il farmaco ebbe un’emorragia cerebrale.
La verità è che la nostra salute è troppo importante perché sia affidata ad un consiglio volante e sicuramente superficiale. Nel caso riferito, il medico, per dimostrarsi disponibile, aveva fornito un consiglio che si basava sulla statistica che solo in rarissimi casi prevedeva gli effetti che si erano verificati. La mancata conoscenza della situazione clinica del paziente e la fretta, avevano fatto il resto. Un poco come succede quando professori stimatissimi e validissimi, danno consigli attraverso i mass-media dimenticandosi che si rivolgono ad un pubblico eterogeneo e che ogni malattia può presentarsi con diverse sfumature che non possono essere valide per tutti. La cosa strana è che tutti ci lamentiamo di essere trattati in modo impersonale, di essere considerati solo numeri e poi facciamo di tutto perché ciò accada. Quando, ad esempio, incontriamo casualmente un medico, magari mentre si partecipa ad un banchetto o semplicemente per strada, è molto difficile che si possa avere una risposta personale a qualsiasi quesito. A maggior ragione se il medico ci conosce solo come amici e non come pazienti. Eppure, molte persone, difficilmente riescono a resistere al desiderio di porre domande a carattere medico. C’è poi da affrontare il problema degli “internisti”, i cultori di Internet che sempre più spesso si recano presso gli studi medici, solo dopo avere scaricato decine di pagine da siti non sempre controllati. Per loro l’opinione del medico è valida solo se coincide con l’idea che già si sono fatta, in base alle nozioni scaricate dai siti più disparati. Il medico, insomma, diventa una specie di vigile urbano che deve smistare il traffico delle richieste scaturite di totem dei nostri giorni: internet e televisione. A tal proposito voglio raccontare un’esperienza personale. Insieme con altri colleghi ho partecipato, ultimamente, ad un aggiornamento che riguardava l’utilizzo di internet in medicina. Pendevamo tutti come scolaretti dalle labbra di questo esperto in attesa di scoprire finalmente le nuove frontiere della medicina e la possibilità di fare diagnosi e terapie infallibili senza visitare il paziente. Ebbene, con grande stupore da parte nostra, la prima cosa che ci è stata detta è che le nostre attese erano mal riposte. L’unico aiuto che internet avrebbe potuto fornici, era un elenco di notizie, non sicuramente esatte e che comunque, solo con la nostra esperienza professionale, avremmo potuto utilizzare. Per farci comprendere meglio ci ha fatto tradurre un brano dall’inglese all’italiano, utilizzando uno dei tanti traduttori presenti su “Google” che è considerato uno dei migliori motori di ricerca. Quello che ne veniva fuori era una serie di parole tradotte che non rappresentavano certamente il senso del brano. Il nostro relatore, ci stava facendo capire che l’utilità di internet consiste nel poter attingere ad una moltitudine di informazioni che però solo un esperto può valutare e mettere in ordine per ottenere un risultato utile. In effetti il numero delle informazioni che internet può fornire, sono più numerose, di quelle di cui dispone qualsiasi professionista, che sia un medico, un insegnante, un avvocato, un architetto. Internet però non è in grado di dare un orientamento su come cercare, filtrare, accettare o rifiutare le informazioni. Cosa, questa, possibile solo per un ricercatore, già in possesso di una preparazione specifica nell’ambito del quesito su cui richiede informazioni. Nel campo della medicina, dunque, per una diagnosi corretta non resta che la vecchia ed insuperabile visita che prevede la professionalità del medico, la collaborazione del paziente e la fiducia reciproca. D’altra parte, se è un buon professionista, qualsiasi medico si aggiorna costantemente attraverso la consultazione di riviste specifiche, con la partecipazione a convegni e anche attingendo notizie tramite internet. Questo lo metterà in grado di visitare ed eventualmente richiedere approfondimenti diagnostici a sostegno delle sue conclusioni cliniche, per somministrare le cure più appropriate o consigliare gli interventi del caso.
Dott. Regolo RICCI