Obesità e diabete

(Settembre 2007)

I progressi compiuti dalla medicina hanno aumentato l’attesa di vita. Ora, questa tendenza, rischia di essere messa in discussione dall’aumento dell’obesità che sta assumendo proporzioni preoccupanti, nella popolazione di tutto il mondo. Su “Passaparola” di maggio e giugno del 2005 abbiamo già affrontato quest’argomento. Tuttavia il tema è così importante che vale la pena ritornarci.

In Inghilterra,ultimamente, è stato lo stesso primo ministro Tony Blair ad occuparsi del problema perché sembra che il 10% delle spese affrontate dal Nhs (il servizio sanitario nazionale inglese), sono impegnate per curare il diabete e, come vedremo, l’obesità è fortemente implicata nello sviluppo di questa malattia in particolare per il diabete di tipo 2. Questa cifra, è destinata a raddoppiare in breve tempo sottraendo risorse per gli altri servizi del Nhs. E’ ipotizzabile, che i numeri che riguardano l’Italia, non si discostino molto da quando avviene in Gran Bretagna e negli altri paesi dove funziona il servizio pubblico per garantire l’assistenza sanitaria a tutti i cittadini. Con un’audizione alla Camera del 27 giugno il ministro della sanità Turco, infatti, rilevava il diritto del cittadino ad usufruire delle cure essenziali, ma anche il dovere di partecipare ai programmi di prevenzione organizzati da Sistema Sanitario Nazionale perchè è scientificamente accertato che l’obesità causa malattie molto dispendiose per il nostro sistema sanitario. I cittadini, pertanto dovrebbero collaborare, per se stessi e per gli altri, adottando stili di vita più salutari in modo da prevenire l’obesità e le malattie ad essa collegate. In tal modo si potranno risparmiare risorse per investirli nella ricerca e per la cura di quelle malattie gravi e numerose che non sono legate agli abusi alimentari ed alla sedentarietà e che si possono contrastare solo con cure molto costose. Chi vuole approfondire l’argomento può consultare “Prevenire le malattie croniche, un investimento globale”, sul sito www.ministerosalute.it, che contiene informazioni su un recente rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) riferite alla situazione in Italia.

Se consideriamo l’Europa, si evidenzia che quasi il 50% della popolazione è in soprappeso ed il 30% risulta obeso. Gli studi effettuati dall’OMS stimano che i decessi, dovuti all’obesità, sono oltre 250 mila in Europa e più di 2,5 milioni nel mondo. In Italia, secondo l’ISTAT, la prevalenza d’obesità tra gli adulti è del 9,7% e tra i bambini è del 4%, mentre il 33% circa degli adulti e il 20% dei bambini è in soprappeso.

La gravità del problema ha messo in allarme la maggior parte dei governi che stanno predisponendo piani per la prevenzione di questa vera e propria malattia del secolo che favorisce lo sviluppo di altre patologie ed in particolare del diabete di tipo 2.

Il diabete è caratterizza da un eccesso cronico di zucchero (glicemia) che rimane nel sangue senza essere assorbito dalle cellule, che ne hanno bisogno per ricavare energia per attuare tutti i processi che ci permettono di vivere. Lo zucchero, per essere assorbito dal circolo sanguigno, ed utilizzato dal nostro organismo, richiede la presenza di un ormone che si chiama insulina che è prodotta nelle cosiddette cellule beta delle Isole di Langerhans situate nel pancreas. Quando queste isole non sono adeguate al bisogno, l’insulina prodotta non è sufficiente e si ha il diabete insulino dipendente o di tipo 1. Il diabete, però, si può verificare anche se è prodotta insulina difettosa oppure se l’insulina è sufficiente e di buona qualità, ma i tessuti sono insensibili ad essa e non riescono ad assorbirla per utilizzarla. In questo caso si ha il diabete non insulino dipendente o di tipo 2. in questo caso l’organismo reagisce producendo ancora più insulina che in ogni caso non è utilizzata. La resistenza all’insulina e la conseguente produzione in eccesso d’insulina non utilizzata in circolo, predispongono i pazienti all’ipertensione, all’aumento dei grassi nocivi nel sangue ed al diabete di tipo 2. Le ricerche ci dicono che la maggior parte dei pazienti obesi sono anche insulino resistenti. Pertanto, si può dedurre che il soprappeso e l’obesità, determinano una grossa probabilità di provocare il diabete di tipo 2. 

Tra i pazienti diabetici, circa il 90% è in soprappeso e la probabilità che la malattia si sviluppi, cresce con l’aumentare della massa corporea (BMI). Negli ultimi anni, pertanto, di pari passo con l’aumento dell’obesità nel mondo, è cresciuto il numero dei diabetici. L’OMS ha calcolato che con questo trend di crescita, i diabetici adulti saranno destinati a raddoppiare, se non verranno intraprese misure preventive da parte dei governi atte a stimolare un cambiamento nello stile di vita nella popolazione. Si passerà, presumibilmente, dai circa 143 milioni di diabetici nel 1997 ai circa 300 milioni nel 2005.

Il problema del diabete di tipo 2 è dato dal fatto che per lungo tempo non manifesta sintomi. Per questo la diagnosi è spesso tardiva e si ha, quando ormai l’iperglicemia (eccesso di zucchero nel sangue) ha già provocato danni severi. Alcuni studi hanno dimostrato, infatti, che quando si scopre il diabete di tipo 2, di solito il paziente è già affetto da malattia della retina e danni di tipo cardiovascolare. Per cercare di contrastare efficacemente questo tipo di malattia, pertanto è fondamentale la prevenzione, che si attua con uno stile di vita che preveda attività fisica costante evitando gli eccessi alimentari. Una volta effettuata la diagnosi, alle cure mediche va affiancato lo stesso un piano costituito da misure idonee ad ottenere un calo ponderale, concordato con il proprio medico.  

Dott. Regolo RICCI