Aloe e cancro: rapporti discussi e discutibili
L'Aloe (Aloe barbadensis Miller) è una pianta che fa parte della
famiglia delle Liliaceae, che ne comprende ben 420 specie. L'Aloe barbadensis
Miller, o Aloe vera, è la più rappresentativa, altri nomi comuni sono
Aloe delle Barbados, Aloe Mediterranea, Aloe Curacao. Una delle principali
caratteristiche di questa pianta è l'altissimo contenuto di acqua che varia tra
il 99 e 99.5%; il restante contenuto solido è composto da circa 75 sostanze
potenzialmente attive: vitamine, sali minerali, polisaccaridi complessi,
composti fenolici e acidi organici. Sempre più pubblicizzata come panacea per
molti disturbi, è tuttavia spesso consigliata come rimedio naturale anticancro.
Un recente lavoro sperimentale offre invece importanti dati di riflessione circa
i rischi di attività cancerogena da uso prolungato.
L'Aloe ha una lunga storia come rimedio popolare sia per uso interno che
esterno, che si perde nella remota antichità e per la pressochè ubiquitarietà
della pianta si ritrova come rimedio in molte tradizioni popolari. L'Aloe è
usata in medicina popolare da più di 2000 anni e fa parte della tradizione
cinese, indiana, delle Indie Occidentali e del Giappone, oltre che Europea.
Negli ultimi anni il consumo sia del succo che del gel, per uso interno o come
crema, come estratto fitoterapico o come frullato estemporaneo, è stato
pubblicizzato come efficace rimedio per la profilassi e la cura di numerose
malattie, anche se è stato approvato in diverse farmacopee (tra cui gli USA)
sostanzialmente come lassativo. È la pianta medicinale più venduta. E
recentemente questa pianta ha avuto un notevole successo commerciale come
pianta-rimedio universale. In primis per la cura del cancro, ma anche
come anti-artrosico, anti-diabetico, anti-psoriasico, anti-reumatico, anti-AIDS,
rimedio tuttofare per malattie varie del tratto gastrointestinale, protettivo
solare, anti-ageing, per il trattamento delle lesioni cutanee aperte in forma di
succo, compresse, creme, fiale etc etc; e addirittura è commercializzato come
yogurt, gomme da masticare, caramelle, succhi, marmellate e dentifrici. Studi
clinici significativi, per la maggior parte di queste attività farmacologiche,
non ve ne sono, tranne che per alcune malattie dermatologiche. Per quanto
riguarda l'attività anticancro, gli studi in vitro sono stati abbastanza
contraddittori perché se è vero che alcune componenti della pianta hanno
attività citotossica su alcune linee cellulari, l'attività biologica in realtà
non è univoca. Per la larga e crescente esposizione umana a questa pianta
medicinale e ai suoi estratti, negli USA il National Cancer Institute ha deciso
di eseguire uno studio tossicologico sotto l'egida del National Toxicology
Program. Si è visto così che in abituali consumatori di lassativi antrachinonici,
c'è un rischio relativo di cancro del colon. Diventa così inevitabile rinnovare
la raccomandazione ad un uso episodico o comunque saltuario, non continuativo né
prolungato, di queste sostanze, specie nei pazienti con storia familiare o
personale di cancro del colon o di lesioni precancerose come i polipi, la
poliposi familiare e la colite ulcerosa. Il dibattito è poi ancora aperto sulle
modalità, forme e tempi di somministrazione dei vari preparati a base di Aloe
nei pazienti oncologici in genere, per i quali si pone anche il rischio di
interazioni con i chemioterapici o altre terapie farmacologiche.
Da “Fitoterapia 33” del 14 aprile 2011 - Anno 3, Numero 4