Due teorie per un bassorilievo: Santa Maria della Strada
Lungo il tratturo Cortile-Centocelle, nei pressi di Matrice, la chiesa di Santa Maria della Strada, un tempo annessa ad un antico convento dei benedettini, è immersa nella campagna.
Dichiarata monumento d’interesse nazionale, si colloca tra le opere più significative del romanico nel Molise; mostra, nonostante rifacimenti e restauri eseguiti in epoche diverse, unità stilistica e può essere ascritta al XII-XIII secolo.
- Santa Maria della Strada (XII-XIII secolo) -
La pianta, basilicale, presenta una divisione spaziale in tre navate absidate senza transetto. La massiccia torre campanaria risulta isolata - come in numerose fabbriche religiose coeve di altre regioni - e avanzante rispetto alla linea di prospetto della chiesa.
L’interno, coperto a capriate lignee, è nudo e solenne, i capitelli delle colonne hanno elementi decorativi vegetali a forma sempre variata; nella navata sinistra troneggia un intenso monumento sepolcrale del XIV secolo con caratteristiche riconducibili alla scuola del grande scultore senese Tino di Camaino, attivo a Pisa, Firenze e Napoli dove ricevette importanti incarichi ufficiali (chiese di Santa Chiara e di Santa Maria Donnaregina).
- Santa Maria della Strada (particolare della facciata) -
La facciata, in pietra grigia locale, a salienti, si svolge in due zone: nella superiore stanno il rosone, con oculo centrale e una raggiera di altri 12 fori più piccoli (figurazione di Gesù e degli Apostoli), due grosse protomi bovine (esemplificano Cristo sacrificato) che fuoriescono dal muro con le zampe penzolanti, un’aquila (simbolo della resurrezione dell’anima: si riteneva che, morta, precipitasse nelle acque di un fiume per poi rinascere) posta alla sommità; nell’inferiore spicca l’elegante pseudoprotiro di tipo pugliese - riccamente decorato con motivi vegetali, bizzarre effigi umane, animali reali e fantastici - preceduto da una gradinata che si eleva fino all’altezza dello zoccolo e affiancato da due archi ciechi con lunette scolpite.
- Lunetta posta a sinistra del portale -
Il bassorilievo a sinistra, databile alla metà del 1100, raffigura, secondo alcuni studiosi tra cui Evelyn Jamison ed Errico Cuozzo, un episodio del Floovant (Storie di Fioravante), una chanson de geste di origine merovingia “importata” dai Normanni nell’Italia meridionale.
Si tratterebbe di una rara testimonianza iconografica del mondo culturale alto-medioevale.
- Particolare del bassorilievo nella lunetta -
Nella chanson Fioravante, impavido cavaliere cristiano, si imbatte, dentro un bosco, in tre saraceni che hanno rapito una donzella, Ulla, figliuola del re di Dardenna. Abbassata la lancia ed imbracciato lo scudo corre, molto arditamente, verso di loro. La fanciulla, allora, si inginocchia a terra e, levate le mani al cielo, prega la Vergine Maria affinché protegga il suo campione. Fioravante trafigge con la lancia un saraceno, poi un altro mentre l’ultimo batte in ritirata. Sboccia l’amore; dopo aver ricondotto la principessa dal padre Fioravante ne chiede la mano.
L’anonimo scultore illustrerebbe la parte centrale dell’episodio: sotto due alberi, il primo saraceno, all’estrema destra, è stato ucciso dal cavaliere cristiano e giace a terra, con le braccia incrociate sul petto; il secondo è trapassato dalla lancia; il terzo, posizionato dietro al cavallo, si appresta a fuggire mentre Ulla, acconciata come detta la moda del tempo con due lunghe trecce (vedi le figure femminili nello strombo del Portale Reale della cattedrale di Chartres e nell’affresco Le vergini fatue a Castel Appiano), invoca la Madonna.
Da notare che Fioravante indossa il tipico equipaggiamento dei milites normanni negli anni del regno di Ruggero II d’Altavilla: corazza in maglia di ferro (cotta d’arme o usbergo) senza cappuccio, elmo conico privo di nasale, scudo a forma di mandorla, lancia di tipo pesante senza pennoncello (stendardo).
Questa affascinante teoria è stata contestata da Francesco Gandolfo in un saggio (contenuto in: AA.VV., Le vie del Medioevo, Electa, 2000) ove indaga, argomenta e dimostra che la scena del bassorilievo non si riferisce al Floovant ma ad un episodio della Bibbia: la morte di Assalonne (o Absalòn).
Difatti, esaminando con maggior cura tutti i personaggi scolpiti, si nota un dettaglio molto importante che riguarda il cavaliere trafitto dalla lancia, situato al centro della lunetta (e anche la posizione centrale, a ben riflettere, è un indizio in base al quale si può supporre sia il protagonista della storia).
- Dettaglio -
La testa presenta, sui lati, due strane “fasce” divergenti che paiono “legarla” al ramo dell’albero posto proprio sotto il collo; particolare, in verità, riscontrabile solo con una visione ravvicinata e ai più sfuggito, ma dal quale non si può prescindere. Quale significato avrebbero nell’abbigliamento e nella situazione di un saraceno trapassato dalla lancia di Fioravante? Nessuno.
Assalonne è un personaggio biblico (2 Samuele 13-19): bellissimo - «in tutto Israele non vi era uomo che fosse tanto lodato per la sua bellezza quanto Assalonne» - terzo figlio di Davide, re di Israele e di Giudea; figlio ribelle che si scontrò con l’esercito del padre e fu sconfitto nel bosco di Efraim. Nel corso della fuga che seguì, la lunga e folta chioma gli rimase impigliata fra i rami di un albero, un grande terebinto, e così egli «restò sospeso tra cielo e terra». Ioab, uno dei generali, lo raggiunse e, nonostante il divieto di Davide, lo trafisse.
Ecco una spiegazione per le “fasce” della testa scolpita nella lunetta di Matrice: sono i lunghi capelli di Assalonne, bipartiti sui lati e attorcigliati al ramo dell’albero; il cavaliere in primo piano sulla sinistra, dunque, non è Fioravante ma Ioab.
- Miniatura (XV secolo) -
Una miniatura del XV secolo (contenuta in un codice conservato alla Biblioteca dell’Escorial, nella provincia di Madrid) illustra lo stesso episodio e si avvicina, in maniera veramente sorprendente, al bassorilievo in esame anche se, in questo caso, i capelli formano una sola lunghissima coda e Assalonne, colpito, viene rappresentato nell’attimo in cui il cavallo - nella Bibbia, per esattezza, si parla di mulo - che è sotto di lui sta passando oltre.
La ricerca storica e l’analisi delle forme vanno, per fortuna, sempre avanti e ci permettono di “leggere”, di cogliere meglio il significato delle opere d’arte che sono un autentico nutrimento per l’anima, possono soddisfare i bisogni di ordine morale e spirituale dell’uomo contemporaneo.
Nel corso dei secoli i disastrosi eventi naturali, terremoti, frane, alluvioni e gli infausti avvenimenti storici, guerre, incendi, saccheggi e, non ultima, l’incuria hanno determinato nelle nostre terre la perdita di gran parte degli antichi edifici. E con essi sono inesorabilmente caduti nell’oblio i valori, quanto si celava o si evidenziava con quelle pietre e in quelle mura.
Santa Maria della Strada è giunta ai nostri giorni pressoché intatta, prezioso monumento e documento del suo tempo e del suo luogo.
Resta, però, ancora in attesa della valorizzazione che davvero merita.
Alessandro Cimmino
Con preghiera di citare la fonte in caso di utilizzazione del testo per motivi di studio. Disegni, elaborazioni grafiche e foto, ove non specificato, sono dell'autore.
Articolo pubblicato sul mensile "Il Ponte", a. XX, n. 8/9, agosto/settembre 2008, pp. 40-41.