Sclerosi multipla e metodo Zamboni

da “eDott” del 08.02.11, tratto dal Corriere della Sera

Nicoletta Mantovani, vedova di Luciano Pavarotti, malata da vent'anni di sclerosi multipla, ha fatto sapere che a breve si sottoporrà all'intervento di disostruzione delle vene cerebrali, che produrrebbe, secondo il direttore del centro malattie vascolari dell'università di Ferrara, Paolo Zamboni, benefici immediati sui malati di sclerosi multipla, facendo regredire i sintomi. E' già nato su Facebook il movimento che vuole candidare il professor Zamboni a premio Nobel per la Medicina.

Secondo Zamboni la Ccsvi, insufficienza venosa cerebro-spinale cronica, una malformazione dei vasi sanguigni del collo e del torace, sarebbe legata direttamente all'insorgenza della sclerosi multipla. Rimuovendo l'ostruzione dei vasi con un'angioplastica, si allevierebbero i sintomi della malattia. Su questa ipotesi è in corso un dibattito internazionale e lo stesso Zamboni ha ammorbidito la convinzione che esista una correlazione diretta. Per la Mantovani, «l'assenza di risposta delle istituzioni italiane fa sì che un numero sempre più alto di malati vada a farsi operare all'estero. L'intervento si fa in tutto il mondo tranne che nel Paese dov'è stata fatta la scoperta».

L'Aism, l'associazione dei malati di sclerosi multipla, ha investito due milioni di euro per realizzare uno studio epidemiologico multicentrico, promosso e finanziato dalla Fondazione italiana sclerosi multipla, sulla correlazione tra Ccsvi e sclerosi multipla. «Lo studio è partito e sta procedendo come da protocollo - ha affermato il presidente dell'Aism, Alberto Battaglia - l'associazione ha dato la propria disponibilità a sostenere il progetto di ricerca promosso dalla Regione Emilia Romagna e coordinato da Zamboni ed è in attesa di ricevere il protocollo definitivo per valutarlo». L'Aism afferma che «qualunque posizione tesa a orientare le persone in un senso o nell'altro, risulta poco corretta, in quanto al momento non è suffragata da evidenze scientifiche ed è poco rispettosa delle persone con sclerosi multipla, alimentando speranze che, allo stato attuale delle conoscenze, nessuno può sostenere».

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